Un nuovo modello di Welfare nella società globale

Un nuovo modello di Welfare nella società globale

Fondazione Xenagos ha partecipato alla Convention di Cgm con un seminario sull’internazionalizzazione della cooperazione sociale.

Nell’era globale occuparsi di crescita e innovazione economica e sociale nel nostro paese, e in Europa, ha come prerequisito fondamentale tenere in alta considerazione le dinamiche economiche e di cambiamento politico e sociale attive a livello mondiale.
E’ necessario immaginare dei modelli di sviluppo economico e di welfare capaci di produrre coesione sociale
, partendo da un ripensamento di questo concetto, in una società che ormai è globale e in cui evoluzioni politiche democratiche ed economiche capitalistiche investono anche paesi considerati “in via di sviluppo” e, tra gli altri, la Tunisia.
In un contesto di cooperazione tra pubblico e privato sociale il tentativo, ambizioso, vuole essere da una parte, quello di ideare un nuovo modello di cooperazione sociale nei paesi terzi
e, dall’altra, quello di iniziare a cooperare con gli altri paesi europei d’asilo e di frontiera, come la Svizzera. Secondo il principio della sussidiarietà, le nuove tendenze di internazionalizzazione della cooperazione sociale, per essere realmente ‘innovative’, possono poi immaginare di avere come agenti di sviluppo gli immigrati stessi, presenti in Italia e negli altri paesi europei, e i residenti nei paesi terzi.

“Il seminario ha rappresentato un momento di importante riflessione sulle nuove sfide della cooperazione internazionale, partendo dall’esperienza diretta che la Fondazione Xenagos sta realizzando in Tunisia, per introdurre l’istituto delle cooperative sociali per promuovere il ritorno volontario assistito per i migranti tunisini accolti nei CIE ovvero azioni attive per lo start-up di cooperative sociali in Tunisia”. Lo dice Orazio Micalizzi, presidente della Fondazione Xenagos, illustrando i risultati del seminario di Mantova. “L’esperienza della Fondazione Xenagos – aggiunge Micalizzi – aiuta a individuare un nuovo modello di welfare, che per essere efficace non si può fermare nei ristretti confini nazionali e deve sapersi confrontare con le esperienze dei paesi d’asilo e di frontiera”.

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